Lacedonianews Archivio Anno 2006

     
  Alcune riflessioni sull' Area Industriale del Calaggio  
     
 

 del Part. Rifnd. Comunista di Lacedonia

 
     
 

Il Fallimento della Bulloneria Meridionale ci induce ad alcune riflessioni con le quali  bisogna fare o rifare i conti.

Un po’ di storia dell’area Industriale del Calaggio, per memoria di chi ha voglia di leggere e ricordare:

essa era un bosco antico fatto di querce con  un Vallone che una volta portava l’acqua al fiume Calaggio.

Luogo (si dice) di battaglie storiche memorabili e anche di battaglie relativamente recenti; infatti la stessa area fu occupata dai contadini di Lacedonia agli albori degli anni cinquanta, la famosa lotta per l’occupazione delle  terre, al grido “la terra  a chi la lavora”,    9/12 marzo 1950.

L’area fu ancora una volta occupata nel 1981 subito dopo il terremoto disastroso del 23 novembre 1980 per rivendicare la Ricostruzione e lo Sviluppo delle aree terremotate.

Inizia così il lungo calvario dell’area industriale del Calaggio, circa 200 miliardi di vecchie lire spese per la sola urbanizzazione (tagliando il bosco e cementando il vallone) ed altrettanti miliardi, elargiti alle imprese (circa 20 aziende per circa 450 lavoratori) che nel tempo si sono insediate in quest’area.

Di queste 20 aziende quasi tutte finanziate interamente con soldi pubblici, oltre il 60%  sono fallite, e quindi bisogna aggiungere altri finanziamenti per le varie casse integrazioni ecc.ecc.

Elenco approssimativo delle imprese fallite (approssimativo perché molte  hanno cambiato nome e ufficialmente non ne siano a conoscenza):

MULAT è fallita più volte ed ha sulle sue spalle diversi curatori fallimentari,con i lavorotari che rincorrono il curatore fallimentare (tribunale di S.Angelo dei Lombardi) e  senza salario da 6 / 7 mesi ed in occupazione permanente della fabbrica;

Seva Nylon- TEC_IN  come sopra, con tre curatori fallimentari tribunale di Foggia,

Merifil, fallita ed affidata alla Bulloneria Meridionale;

Ingred già Europress 1 - Euiropress 2 inizialmente I.Cont oggi Manco, Adimar- rilevata dalla ITC;

Tre torri, Sorma e Mira Lanza, aziende finanziate e mai insediate;

Non si conosce, ad oggi il futuro della OMI e Meccanica Futura con 12 unità lavorative appena rientrate dalla  cassa integrazione, i lavoratori che vogliono certezze sul loro futuro, poiché uno dei capannoni è affidato  in gestione alla AS-TEC impresa di manutenzione meccaniche che lavora per la Fiat di Melfi.

Non abbiamo parlato del fallimento delle Bullonerie Meridionali poiché è stata citata all’inizio.

Allora siamo ritornati al bosco per non dire al deserto?

Un’altra  azienda  in difficoltà, l’ Italpak, si è trasformata in tre aziende (la nuova Italpak,Italcarton e Italgrafica) …  . Le lavoratrici della ITC, sono in sciopero da diverse settimane, per rivendicare le spettanze arretrate.

Una volta si diceva che portare l’industria in Montagna era una scommessa, a Calaggio siamo a circa 300

mt  s.livello mare, con un collegamento Autostradale Strategico,  non solo tra due grandi Porti, Napoli e Bari,  ma anche aeroporti e raccordo di grandi collegamenti viari tra le due coste, oltre che per l’oriente e l’est Europa.

Area dotata di tutte le grandi Infrastrutture, luce, acqua, gas e telefoni nonché impianti di depurazione delle acque, e lavoro a basso costo in tutte le sue forme oltre a tutto quanto può servire ad una Impresa moderna.

Certo mancano le linee ADSL(di prossima realizzazione), manca un punto di ristoro e di rifornimento, una Banca, un sale e tabacchi, ma! vivaddio non ci direte (imprenditori) che in Cina in India ecc.ecc. tutti questi servizi li avete?

E’ vero manca un Piano Industriale Regionale, manca una legge di raccordo, tral’itervento pubblico ed i fallimenti, manca un raccordo serio tra Regione ASI province e comunità locali.

Ma manca, a nostro parere una classe imprenditoriale Vera, seria, capace  non assistita, non foraggiata con i solo soldi pubblici. E’, infatti, evidente che come finisce il foraggio, che si chiami commessa pubblica o finanziamenti in tutte le sue forme non importa, l’importante è far poi girare da qualche altra parte i soldi poi si vedrà.

E qui ritorna utile il fallimento della Bulloneria, soltanto meno di un anno fa, l’amministratore delegato intervenendo al convegno tenutosi a Lacedonia il 19 Marzo 2003, alla presenza dell’Assessore all’industria della Regione Campania Alois, dichiarò che con l’accordo sottoscritto all’inizio del mese dopo una lunga lotta, con le OOSS aveva risolto tutti i problemi e che con l’attivazione del contratto d’area la crisi di liquidità era risolta, che non vi era un problema di commesse, il lavoro c’era ed anche abbondante.

Pertanto è stato  il blocco della procedura sul Contratto d’Area  la Causa del fallimento? Facendo mancare quella liquidità di cui parlava l’amministratore delegato?

Ma nel frattempo un anno di produzione di 160 lavoratori dove è andata a finire?

Visto che i lavoratori stessi denunciano sette otto mesi di salari arretrati, e che solo nel mese di dicembre è stata fatta una richiesta di cassa integrazione straordinaria per circa 60 unità lavorative;

Chi pagherà quell’infortunio mortale in azienda? Chi ci ripagherà per quel bel bosco che non c’è più?

A Voi le risposte? Per quanto ci riguarda non saranno certamente i Curatori Fallimentari che Risolveranno questi problemi anzi per questi ultimi i fallimenti sono manne dal cielo della miseria.

Intanto che fa la politica: siamo ormai in campagna elettorale, tutti si incontrano con tutti, gli ulivi si moltiplicano le case si fanno sempre più grandi, quelle della libertà poi e la migliore, ci penso io non vi preoccupate ed il regno è salvo.

Ma quando il lavoro, le Donne e gli Uomini da queste parti (e non solo) saranno  messi al centro dell’attenzione della Politica?

Lacedonia 7/01/04                                                                                                                  

                                                                                                       Circolo PRC di Lacedonia

 

 

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