Il Fallimento della Bulloneria Meridionale ci induce
ad alcune riflessioni con le quali bisogna fare o rifare i conti.
Un po’ di storia dell’area Industriale del Calaggio, per memoria di
chi ha voglia di leggere e ricordare:
essa era un bosco antico fatto di querce con un Vallone che una
volta portava l’acqua al fiume Calaggio.
Luogo (si dice) di battaglie storiche memorabili e anche di
battaglie relativamente recenti; infatti la stessa area fu occupata
dai contadini di Lacedonia agli albori degli anni cinquanta, la
famosa lotta per l’occupazione delle terre,
al grido “la terra a chi la lavora”,
9/12 marzo 1950.
L’area fu ancora una volta occupata nel 1981 subito dopo il
terremoto disastroso del 23 novembre 1980 per rivendicare la
Ricostruzione e lo Sviluppo delle aree terremotate.
Inizia così il lungo calvario dell’area industriale del Calaggio,
circa 200 miliardi di vecchie lire spese per la sola urbanizzazione
(tagliando il bosco e cementando il vallone) ed altrettanti
miliardi, elargiti alle imprese (circa 20 aziende per circa 450
lavoratori) che nel tempo si sono insediate in quest’area.
Di queste 20 aziende quasi tutte finanziate interamente con soldi
pubblici, oltre il 60% sono fallite, e quindi bisogna aggiungere
altri finanziamenti per le varie casse integrazioni ecc.ecc.
Elenco approssimativo delle imprese fallite (approssimativo perché
molte hanno cambiato nome e ufficialmente non ne siano a
conoscenza):
MULAT
è fallita più volte ed ha sulle sue spalle diversi curatori
fallimentari,con i lavorotari che rincorrono il curatore
fallimentare (tribunale di S.Angelo dei Lombardi) e senza salario
da 6 / 7 mesi ed in occupazione permanente della fabbrica;
Seva Nylon- TEC_IN
come sopra, con tre curatori fallimentari tribunale di Foggia,
Merifil,
fallita ed affidata alla Bulloneria Meridionale;
Ingred
già Europress 1 - Euiropress 2 inizialmente I.Cont oggi Manco,
Adimar- rilevata dalla ITC;
Tre torri, Sorma e Mira Lanza,
aziende finanziate e mai insediate;
Non si conosce, ad oggi il futuro della OMI e Meccanica Futura con
12 unità lavorative appena rientrate dalla cassa integrazione, i
lavoratori che vogliono certezze sul loro futuro, poiché uno dei
capannoni è affidato in gestione alla AS-TEC impresa di
manutenzione meccaniche che lavora per la Fiat di Melfi.
Non abbiamo parlato del fallimento delle Bullonerie Meridionali
poiché è stata citata all’inizio.
Allora siamo ritornati al bosco per non dire al deserto?
Un’altra azienda in difficoltà, l’ Italpak, si è
trasformata in tre aziende (la nuova Italpak,Italcarton e
Italgrafica) … . Le lavoratrici della ITC, sono in sciopero da
diverse settimane, per rivendicare le spettanze arretrate.
Una volta si diceva che portare l’industria in Montagna era una
scommessa, a Calaggio siamo a circa 300
mt s.livello mare, con un collegamento Autostradale Strategico,
non solo tra due grandi Porti, Napoli e Bari, ma anche aeroporti e
raccordo di grandi collegamenti viari tra le due coste, oltre che
per l’oriente e l’est Europa.
Area dotata di tutte le grandi Infrastrutture, luce, acqua, gas e
telefoni nonché impianti di depurazione delle acque, e lavoro a
basso costo in tutte le sue forme oltre a tutto quanto può servire
ad una Impresa moderna.
Certo mancano le linee ADSL(di prossima realizzazione), manca un
punto di ristoro e di rifornimento, una Banca, un sale e tabacchi,
ma! vivaddio non ci direte (imprenditori) che in Cina in India
ecc.ecc. tutti questi servizi li avete?
E’ vero manca un Piano Industriale Regionale, manca una legge di
raccordo, tral’itervento pubblico ed i fallimenti, manca un raccordo
serio tra Regione ASI province e comunità locali.
Ma manca, a nostro parere una classe imprenditoriale Vera, seria,
capace non assistita, non foraggiata con i solo soldi pubblici. E’,
infatti, evidente che come finisce il foraggio, che si chiami
commessa pubblica o finanziamenti in tutte le sue forme non importa,
l’importante è far poi girare da qualche altra parte i soldi poi si
vedrà.
E qui ritorna utile il fallimento della Bulloneria, soltanto meno di
un anno fa, l’amministratore delegato intervenendo al convegno
tenutosi a Lacedonia il 19 Marzo 2003, alla presenza dell’Assessore
all’industria della Regione Campania Alois, dichiarò che con
l’accordo sottoscritto all’inizio del mese dopo una lunga lotta, con
le OOSS aveva risolto tutti i problemi e che con l’attivazione del
contratto d’area la crisi di liquidità era risolta, che non vi era
un problema di commesse, il lavoro c’era ed anche abbondante.
Pertanto è stato il blocco della procedura sul Contratto d’Area la
Causa del fallimento? Facendo mancare quella liquidità di cui
parlava l’amministratore delegato?
Ma nel frattempo un anno di produzione di 160 lavoratori dove è
andata a finire?
Visto che i lavoratori stessi denunciano sette otto mesi di salari
arretrati, e che solo nel mese di dicembre è stata fatta una
richiesta di cassa integrazione straordinaria per circa 60 unità
lavorative;
Chi pagherà quell’infortunio mortale in azienda? Chi ci ripagherà
per quel bel bosco che non c’è più?
A Voi le risposte? Per quanto ci riguarda non saranno certamente i
Curatori Fallimentari che Risolveranno questi problemi anzi per
questi ultimi i fallimenti sono manne dal cielo della miseria.
Intanto che fa la politica: siamo ormai in campagna elettorale,
tutti si incontrano con tutti, gli ulivi si moltiplicano le case si
fanno sempre più grandi, quelle della libertà poi e la migliore, ci
penso io non vi preoccupate ed il regno è salvo.
Ma quando il lavoro, le Donne e gli Uomini da queste parti (e non
solo) saranno messi al centro dell’attenzione della Politica?
Lacedonia 7/01/04
Circolo PRC di Lacedonia
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