| Nel 1496 Federico D'Aragona, Re di Napoli, investì del feudo di Lacedonia il suo cavallerizzo maggiore Ferdinando Pappacota, il quale nel 1500 eresse a occidente dell'abitato, fuori di esso, questo Castello con tre torri che si chiamò Nuovo per distinguerlo dall'altro, più antico degli Orsini. Fu all'origine una vera e propria fortezza, perché munito di merli, bocche per cannoni, cammino di ronda, feritoie, fosse e passaggi sotterranei. |
Anch'esso però, nei secoli passati, è stato più volte danneggiato dai terremoti e di conseguenza ha subìto modifiche coi lavori di restauro, in modo particolare la parte anteriore all'esterno e all'interno, quasi tutto il piano superiore. Comunque conserva ancora tutti i merli della torre sul lato Sud, molte feritoie e l'antico pozzo. Fu dimora dello stesso Ferdinando che in Lacedonia morì con la moglie Cornelia D' Accio. Negli atti notarili del Principe, nonchè dei figli Baldassarre e poi Ferrante, i quali ebbero stanza nel Castello, si legge « Datum ex Castro Aquiloniae ». La famiglia dei Pappacoda poi si estinse ed il feudo fu ereditato da una monaca professa, residente nel Monastero di Pietrasanta in Napoli, e da questa fu venduto, con quello di Rocchetta e Candela, ad Andrea Doria Panfili, Principe di Genova, nel 1700 circa. Costui si dilettava dicendo: « Cedogna che sempre canta; Rocchetta che sempre fila; Candela che sempre luce ». Abolito il feudalismo, il Castello fu acquistato dalla famiglia Onorato e censito al catasto urbano. Attualmente, essendo al centro del paese, appare più austero. Il testo è stato estratto dal libro 'Lacedonia fra immagini, tradizioni e storia' di V.Saponiero e M.Caggiano |
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